Nola città della buona (e corretta) informazione per un giorno
"Con l'orecchio del cuore" è il titolo del convegno che l'Ordine dei Giornalisti della Campania e la Diocesi di Nola hanno promosso per ribadire l'importanza di una comunicazione che ritorni a principi di trasparenza e verità. Parisi: "L’informazione oggi viaggia nelle e attraverso le community – più che nelle comunità - con una viralità che ha ben poco a che fare con la verità"
“Con l’orecchio del cuore”: un titolo che racchiude il senso della giornata promossa da Diocesi di Nola, Ordine dei Giornalisti della Campania e UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) Campania. L’incontro, previsto per sabato 4 giugno (a partire dalle 9.30) al Salone dei Medaglioni del Palazzo Arcivescovile di Nola, di fatto rende il comune della Città Metropolitana di Napoli in una capitale della corretta informazione e celebra la 56° Giornata delle Comunicazioni Sociali.
Un’occasione unica per l’intera città di ospitare un evento tra diritto e deontologia e che porterà a Nola alcuni nomi importanti del giornalismo campano come il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, il Presidente dell’UCSI Campania e giornalista Rai Guido Pocobelli Ragosta, l’ex capo dell’ANSA di Napoli Angelo Cerulo e alcuni giornalisti come Nico Falco (Fanpage), Maria Elefante (Famiglia Cristiana), Carmen Credendino (DIRE), Sandro Di Domenico (Ossigeno), Francesco Gravetti (Comunicare il Sociale). I saluti sono affidati al Vescovo di Nola, monsignor Francesco Marino.
Giornalisti e comunicatori a confronto, in un incontro valido anche per la formazione professionale continua degli iscritti all’Ordine dei giornalisti, per una mattinata che rimette al centro uno degli argomenti di maggiore interesse e più delicati dell’attuale informazione giornalistica. E che si ripromette di ribadire la necessità di un’informazione e di una comunicazione deontologicamente corretta. L’incontro è moderato dalla direttrice dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Nola Mariangela Parisi, che di questo appuntamento ne è anche la tenace organizzatrice e la principale promotrice, a testimonianza di quanto crede nella necessità di un dibattito sui temi citati.
Dottoressa Parisi, Nola si appresta a ospitare un incontro sulla corretta informazione, candidandosi a luogo di dibattito e confronto per una nuova primavera dell’informazione. Come vive la comunità questo impegno?
“L’incontro di sabato nasce come ultima tappa, prima della pausa estiva, del Corso diocesano di formazione per animatori della comunicazione, promosso dall’Ufficio per le Comunicazioni sociali con l’obiettivo di fornire orizzonte e strumenti per comunicare la Chiesa in questo tempo e quindi far acquisire l’essenziale per imparare a comunicare e a sapersi confrontare con il mondo dell’informazione. C’è infatti una domanda che mi pare risuoni con forza in un tempo di cammino sinodale quale quello odierno: «Dalla Chiesa può mai venire qualcosa di buono?». Rispondere comporta accogliere anche la sfida comunicativa che caratterizza l’oggi e che si è imposta con forza durante il periodo di restrizioni dovuto alla pandemia. Non è una sfida facile ma l’entusiasmo dei giovani che hanno scelto di iscriversi al Corso è una buona arma per affrontarla”.
Lei è coinvolta in prima linea essendo direttrice dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Nola. Quanto è necessaria una corretta informazione a tutti i livelli?
“Direi fondamentale, per la centralità che l’informazione ha nella cura del bene comune. Ecco perché una delle priorità dell’Ufficio comunicazioni sociali di Nola, nell’ultimo decennio, è stata quella di curare le relazioni tra i diversi soggetti protagonisti della comunicazione e dell’informazione e di pensare ogni proprio atto comunicativo – dal comunicato stampa alla redazione del giornale diocesano – come momento di dialogo fra coscienze”.
Quanto importante invece è discutere, anche a livello di categoria, su cosa mettere in campo per restituire una informazione capace di dare valore e restituire valore alla società?
“L’appuntamento di sabato prossimo sarà anche occasione per celebrare in diocesi la 56a Giornata mondiale per le Comunicazioni sociali dedicata quest’anno al tema Ascoltare con l’orecchio del cuore. Il Papa, nel messaggio scritto per l’occasione precisa: «Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo. Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza. Solo se si esce dal monologo, infatti, si può giungere a quella concordanza di voci che è garanzia di una vera comunicazione. Ascoltare più fonti, ‘non fermarsi alla prima osteria’ – come insegnano gli esperti del mestiere – assicura affidabilità e serietà alle informazioni che trasmettiamo. Ascoltare più voci, ascoltarsi, anche nella Chiesa, tra fratelli e sorelle, ci permette di esercitare l’arte del discernimento, che appare sempre come la capacità di orientarsi in una sinfonia di voci». Una buona informazione è quindi quella che profuma di deontologia, quella fatta da professionisti che sanno anche ascoltarsi e, insieme, fare discernimento, per un’informazione a servizio del bene comune. Ecco perché sono importanti momenti come quello di sabato che è promosso in collaborazione con UCSI Campania e ODG Campania”.
La comunità Nolana che rapporto ha con l’informazione?
“Rispondo riferendo il ‘nolana’ al territorio diocesano – che comprende ben 45 comuni e tocca tre province, Napoli, Avellino e Salerno – ma anche premettendo che non credo possa esserci una risposta che tenga conto della territorialità. L’informazione oggi viaggia nelle e attraverso le community – più che nelle comunità – con una viralità che ha ben poco a che fare con la verità: notizie false assumono una tale forza veritiera che ogni rettifica successiva rischia di risultare inutile. La domanda da porsi quindi, non credo sia sul rapporto di una comunità con l’informazione, ma di una comunità e di ogni suo membro con la verità, con la sua complessità e la necessità che, per raggiungerla, occorrano pazienza, competenza e misericordia. E aggiungerei, meno tempo online e più onlife. Per essere comunità bisogna guardarsi negli occhi“.