Castel Volturno può essere un simbolo di riscatto?
Magistratura, Stato e società civile si danno appuntamento sul litorale domizio per promuovere la città, non certo facile, come esempio di riscatto e del "potercela fare".
Castel Volturno può diventare il simbolo di riscatto dell’intero sud Italia? Per alcuni lo è già: parliamo di quella società civile che, un pezzo alla volta, si prova a riappropriare di un territorio complesso e per lunghissimi anni stretto nella morsa della malavita e della cattiva gestione della res publica in una combo devastante per l’intera zona litoranea.
Se ne parla nel convegno “Castel Volturno, simbolo del riscatto del Mezzogiorno – La valorizzazione del territorio: il ruolo della società civile e il contributo del magistrato“. L’incontro si è svolto nelle scorse ore alla Scuola Forestale dei Carabinieri a Castel Volturno, vero e proprio avamposto di legalità sul territorio, ed è stato organizzato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con l’Associazione Nazionale Magistrati, l’Unione delle Camere Penali Italiane e Advisora, comunità di professionisti che coopera attraverso lo scambio di esperienze, professionalità ed informazioni nell’ambito dell’amministrazione giudiziaria di beni ed aziende sequestrati e confiscati.
Un dibattito che gli stessi organizzatori descrivono come “fondamentale” in un “periodo di riflessione interna per la magistratura”, sottolineando la scelta simbolica di ripartire da Castel Volturno, nel cuore di quel territorio martoriato negli scorsi anni dalla camorra e dalla malagestione amministrativa, viatico anche del cemento selvaggio e dell’ambiente messo a forte rischio da comportamenti criminali.
Carmine Renzulli, procuratore della Repubblica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, del resto nel suo intervento si è soffermato a lungo “non solo sulle gravi emergenze criminali ma ha anche sull’importanza di dare risposte sugli abbattimenti come sulla qualità del mare per restituire ai cittadini risultati grazie all’opera delle forze dell’ordine e della magistratura”. Il presidente della sottosezione ANM di Santa Maria Capua Vetere Francesco Balato ha introdotto il dibattito sottolineando: “Castelvolturno può rappresentare l’archetipo di una rinascita del Mezzogiorno che non è destinato necessariamente a essere indietro. Castelvolturno rappresenta bene i gravi problemi che esistono, dall’immigrazione alla criminalità alle tante inefficienze strutturali, ma soprattutto ci sono tanti importanti segnali di riscatto“. “È questo – continua – un aspetto molto importante e importante è il ruolo che la magistratura può e deve avere. Ed è importante essere sempre vicini ai luoghi dove si applica la giustizia“.
“Un tema, quello del ruolo della magistratura che, insieme alla società civile, è fondamentale per dare un futuro nuovo e importante a questi territori e per questo sono grata alle tante istituzioni e rappresentanti virtuosi di queste aree”, è l’opione del presidente di Advisora, Marcello Vulcano.
E che c’è un’altra strada è evidente anche dalle testimonianze portate durante il convegno dalle realtà impegnate sul territorio e i cui protagonisti si avvicendano per raccontarle: Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes; Fabio Russo del periodico Informare; coach Massimo Antonelli, anima della Tam Tam basket; Angela Petringa, dirigente scolastico dell’ISIS Vincenzo Corrado di Castelvolturno; Massimo Noviello, presidente associazione antiracket di Castelvolturno.
Ha concluso la prima sessione l’assessore alla legalità e alla sicurezza della Regione Campania Mario Morcone che si è detto ”Vicino con forza per il rilancio di questi territori”. La seconda sessione si è aperta con una tavola rotonda moderata dal giornalista Gigi Di Fiore, un dibattito che ha avuto al centro il ruolo della magistratura oggi e nel confronto con la società. La tavola ha visto alternarsi interventi di membri della Giustizia, delle Istituzioni, docenti universitari e testimonianze dal territorio.