Lavoro

L’Italia non attrae lavoratori e i giovani hanno bisogno di una mano

Altri tasselli di un quadro critico, di una insolita emergenza lavoro, li fornisce Indeed: l'Italia è solo 14sima per attrattività. E l'Europa intera corre ai ripari.

L’Italia non sa attrarre manodopera. I tre Paesi più attrattivi per la manodopera in Europa quali sono? Sono la piccola Lussemburgo, la ricca Svizzera e la Gran Bretagna che recupererebbe così il margine perso dopo la Brexit. Seguono, a ruota, la locomotiva Germania e l’Irlanda. Lo dice Indeed nel suo report “Brain gain or drain?” diffuso nelle scorse ore. Il motore di ricerca per trovare lavoro – lanciato nel novembre 2004 di proprietà della società giapponese Recruit – conferma che il Belpaese resterà pur sempre la Patria di santi, poeti e navigatori ma sull’aspetto lavorativo deve colmare un gap importante con i suoi vicini e la recente crisi del lavoro, le grandi dimissioni e tutte le polemiche annesse e connesse che dimostrano il quadro critico della situazione non lasciano ben sperare.

Se quindi l’Europa “appare sempre più una destinazione ‘attraente'” e non solo per gli stessi europei ma anche per i cittadini extraeuropei, l’Italia in tal senso non registra l’attesa performance. A determinare il successo dei Paesi in cima alla classifica e a spingere la mobilità transfrontaliera, si legge nel report, sono essenzialmente 4 fattori: retribuzione, lavoro da remoto, carenza di manodopera e questioni geopolitiche. E se alcuni aspetti, come competenze e retribuzione, erano già “forti fattori trainanti prima della pandemia”, ora i fattori diversi dal mix retribuzione / competenze possono alimentare ulteriormente la mobilità transfrontaliera, ed è qui che l’Italia perde il confronto. Alcuni Paesi stanno già approfittando dell’aumento della ricerca e della mobilità internazionale per colmare il gap nell’offerta di lavoro nazionale. Le imprese, quindi, si trovano a competere per i talenti in un mercato globale in cui i confini tradizionali sono caduti. Insomma, frontiere aperte e lotta per accaparrarsi i migliori lavoratori mentre qui si discute ancora di offerte di lavoro a 280 euro al mese o ripercussioni di redditi di cittadinanza vari ed eventuali.

Lussemburgo, Svizzera, Regno Unito, Germania e Irlanda sono le destinazioni più probabili per la migrazione legata al lavoro in Europa nel prossimo futuro. Al contrario, l’Italia, si posiziona 14esima nella classifica stilata da Indeed, che prende in esame il rapporto tra ricerche in entrata e in uscita negli ultimi due anni in 21 Paesi. Esattamente a metà classifica, in pratica.

La questione disoccupazione giovanile

A preoccupare, chiaramente, è il dramma giovani. Nel nostro Paese la disoccupazione giovanile ad oggi – anno 2022 – interessa in alcune aree fino al 30% dei ragazzi, con percentuali ancora superiori in base al genere e considerando che spesso nelle rilevazioni di sorta i contratti atipici vengono considerati a tutti gli effetti occupazione (quando sappiamo perfettamente che di questo passo alcuni millennial non arriveranno mai a maturare nemmeno la pensione). Inoltre, bisogna ricordare che i NEET italiani raggiungono percentuali preoccupanti a dir poco, che superano il 35% al sud Italia.

Un problema che, stando a quando afferma l’ANPAL, trascende la sola assenza di lavoro. Lo ricorda mentre annuncia che la Rete dei servizi pubblici per l’impiego (in inglese Pes, Public employment services) ha pubblicato un nuovo video dedicato alle iniziative che supportano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Il video presenta il punto di vista degli operatori dei servizi per l’impiego, dei loro partner, dei datori di lavoro e dei giovani in cerca di una professione.

Il video approfondisce i benefici derivanti dal nuovo approccio adottato dai servizi pubblici per l’impiego per sostenere le fasce più vulnerabili. Non si tratta solo di iniziative che promuovono lo sviluppo di nuove capacità, ma anche di iniziative che sostengono i giovani nel superare altre barriere al loro ingresso nel mondo del lavoro, inclusi problemi derivanti da debolezze di tipo caratteriale, come la mancanza di fiducia in se stessi.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button