Caro bollette, necessario un dialogo costruttivo che includa tutti
I dati snocciolati durante l'evento organizzato dalla Commissione di Studio Tutela del Consumo dell'Ordine dei commercialisti partenopeo dipinge un quadro preoccupante per famiglie e imprese. Coinvolgere aziende, consumatori, Ordini e PA oltre alle comunità l'unica via percorribile.
L’Eurostat ha recentemente reso pubblici i dati dell’aumento della bolletta della luce in Europa. Se la media europea si attesta intorno a un rincaro medio del 38,4 percento, l’Italia fa schizzare tutto con un +199 percento. L’ennesima dimostrazione, laddove ce ne fosse ancora bisogno, che se il problema esiste ovunque comunque nel nostro Paese è più sentito. Rincari di questo tipo hanno già messo in ginocchio parecchi commercianti (e le cronache – anche social – di questi mesi lo confermano, tra minacciate chiusure e foto delle bollette rincarate sul web) e metteranno alla stretta anche le economie famigliari.
Si è parlato di bollette, e di caro bollette, anche nel webinar organizzato dalla Commissione di Studio Tutela del Consumo in seno all’Odcec di Napoli. Secondo il presidente dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili partenopei Eraldo Turi è necessario “promuovere un dialogo costruttivo” che includa tutti: imprese, pubbliche amministrazioni, associazioni dei consumatori, Ordini professionali e comunità. L’obiettivo è quello di cogliere le nuove opportunità produttive e occupazionali connesse alla transizione energetica e contemporaneamente perseguire l’obiettivo di ridurre i costi in bolletta: due obiettivi che rappresentano un “impegno necessario”, secondo Turi, “per superare l’attuale crisi economico-finanziaria che le aziende stanno affrontando a causa dei rincari energetici e a catena su tutte le filiere produttive”.
“L’aumento delle quotazioni del gas si è rapidamente trasferito sul prezzo dell’energia elettrica facendo lievitare i costi energetici di imprese che sono passati da 8 miliardi del 2019 a 37 miliardi previsti per il 2022. Un livello insostenibile che minaccia chiusure stante alcuni ma ancora insufficienti interventi introdotti recentemente”.
“La crisi – gli fa eco Vincenzo Tiby, consigliere delegato dei dottori commercialisti napoletani – consente anche di comprendere che è necessario invertire la rotta dell’approvvigionamento energetico verso fonti rinnovabili in grado di ridurre i costi in bolletta con risparmi fino al 70%, accelerando il processo di sostenibilità ambientale, come nel caso delle comunità energetiche, e la necessità di conoscere le regole del mercato per aiutare le imprese e i consumatori a gestire adeguatamente le risorse finanziarie. Occorre puntare sull’efficienza delle risorse che passa per la riduzione dei costi in bolletta, il risparmio energetico globale e la tutela dell’ambiente”.
Tiby: agevolazioni ok, ma non risolutive
“Le misure agevolative messe in campo dal Governo e dalle Regioni aiuteranno le imprese nel brevissimo periodo, ma non saranno risolutive“, ammonisce Tiby che ricorda che “la guerra in Ucraina probabilmente si protrarrà nel tempo” e che “le tematiche ambientali da lungo tempo sono al centro dalle strategie UE”.
“In tale quadro – continua Tiby – è anche importante capire i meccanismi legati alla fatturazione e alla corretta determinazione degli importi addebitati in fattura, nel rispetto delle norme e delle condizioni contrattuali avendo contezza delle situazioni che denotano le prassi scorrette degli operatori. Occhio anche al rispetto delle condizioni contrattuali nel passaggio dal mercato tutelato a quello libero”.
Da 5.200 a 6.900 euro di sole spese energetiche
“L’impatto più ‘tangibile’ della crisi energetica è sul potere d’acquisto dei consumatori“. Lo spiega durante l’incontro Stefania Linguerri, presidente della Commissione di studio tutela del consumo dell’ODCEC di Napoli. “Gli analisti – afferma Linguerri – stimano una spesa energetica della famiglia tipo a oltre 5.200 euro quest’anno e a quasi 6.900 euro l’anno prossimo, con aumenti, rispetto all’anno precedente, di oltre 1.900 euro nel 2022 e oltre 1.600 euro nel 2023. Gas naturale e petrolio insieme soddisfano oltre i tre quarti del fabbisogno energetico italiano – il gas offre solo circa il 40% e sono quasi interamente importati. La crisi ucraina ha messo in evidenza la dipendenza dell’Europa, e di alcuni Paesi in particolare tra cui l’Italia, dal gas russo”.