Comunicazioni Obbligatorie, il Ministero pubblica la nota dell’ultimo trimestre 2021
In 23 pagine, il Ministero del Lavoro riassume l’andamento del mercato del lavoro che è tracciato dalle Comunicazioni Obbligatorie. La nota, disponibile online, descrive attivazioni, trasformazioni a tempo indeterminato e cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato.
Occupati, numeri in crescita rispetto al 2020
Le nuove attivazioni dei contratti di lavoro nell’ultimo trimestre 2021 sono 2 milioni e 889 mila, che vuol dire un aumento del 23,5% rispetto alla stessa finestra di calendario del difficilissimo anno 2020, con un aumento tendenziale di +19,6% (pari a oltre 351 mila individui). Se a questi numeri si aggiungono le trasformazioni a Tempo Indeterminato, il numero complessivo di attivazioni di contratti di lavoro raggiunge 3 milioni e 132mila, che vuol dire una crescita rispetto al corrispondente periodo del 2020 del 22,9%, ossia 583 mila attivazioni in più. Il Sistema Italia si conferma purtroppo ancora a due velocità: sebbene i dati siano in crescita in tutto il Paese al Nord si registra quasi il 30% in più nel raffronto, rispetto al 16,7% del Mezzogiorno.
“Le attivazioni dei contratti a Tempo Indeterminato, comprensive di 243 mila trasformazioni (di cui circa 201 mila da Tempo Determinato e circa 42 mila da Apprendistato), determinano un complessivo flusso in ingresso verso il Tempo Indeterminato pari a 689 mila, in aumento tendenziale di 85 mila attivazioni (+14,1%), che risulta superiore rispetto alle 629 mila cessazioni a Tempo Indeterminato”, si legge nella sintesi del Ministero.
La dinamica delle trasformazioni contribuisce al positivo andamento del flusso in ingresso verso il Tempo Indeterminato, spiegato per il 38,8% dall’incremento delle trasformazioni a Tempo Indeterminato (pari a +33 mila).
Ministero del Lavoro
Edile, crescita tendenziale maggiore
Possiamo chiamarlo effetto Superbonus, volendo, e testimonia che – rischi di truffe a parte – una ricaduta nell’economia il settore delle Costruzioni lo abbia eccome. Infatti, è proprio quest’ultimo settore a registrare la crescita tendenziale maggiore, con un aumento del 35,9%, che risulta superiore negli uomini (+36,1%) rispetto alle donne (+32,8%).
Registra invece un brusco calo il comparto agricolo. Il settore Agricoltura con 266 mila attivazioni assorbe l’8,5% del totale, facendo però registrare un calo (-5,1%), riconducibile secondo la sintesi ministeriale “quasi esclusivamente alla diminuzione della componente maschile”.
La crescita dei rapporti ha determinato un aumento della quota percentuale di attivazioni nei Servizi sul totale, pari al 75,7%, in aumento di 1,7 punti percentuali rispetto a quella osservata nello stesso trimestre dell’anno precedente, mentre nel settore dell’Industria, che mostra un incremento del 24,9%, le attivazioni dei rapporti di lavoro delle donne presentano una variazione superiore (+30,9% a fronte di +22,6%
per gli uomini).
Apprendistato al +58,8 percento
Si conferma il trend in aumento delle tipologie contrattuali non indeterminate. Tra questi, lettura positiva per l’apprendistato che si conferma in crescita con un tasso del +58,8%. Meno positiva la lettura, ma con i dati comunque in crescita, per le attivazioni dei rapporti a tempo Determinato, pari a un milione 921 mila, mostrando un incremento del 19,5% (+313 mila rapporti di lavoro) e quelli che finiscono nel calderone “Altro”, perlopiù contratti di lavoro intermittenti, con un +84,0%. Diminuiscono, invece, i contratti di collaborazione: rispetto agli ultimi tre mesi del 2020 sono del -3,6%.
Meno cessazioni che attivazioni
“Nel trimestre in esame – spiegano dal Ministero – si registrano 3 milioni 497 mila cessazioni di contratti di lavoro, con un incremento pari al 18,7% (+551 mila unità) rispetto allo stesso trimestre del 2020. Al numero di cessazioni osservate nel trimestre si associano 2 milioni 663 mila lavoratori, con un incremento di 335 mila individui (pari a +14,4%). La crescita tendenziale delle cessazioni (+18,7%) risulta inferiore rispetto a quella osservata per le attivazioni (+23,5%), così come l’aumento tendenziale dei lavoratori cessati (+14,4%) è minore di quello dei lavoratori attivati (+19,6%)”.