Lavoro

Salari minimi, cuneo fiscale, precarietà e innovazione: il lavoro in quattro temi da affrontare contemporaneamente

Un webinar promosso da CNPR mette in cerchio esponenti politici e professionisti: quattro temi per un cambiamento imprescindibile "che vanno affrontati insieme".

La “retribuzione proporzionata e sufficiente a garantire una vita dignitosa a tutti i lavoratori”: l’argomento è oggetto di numerosi dibattiti ed è tornato anche al centro dell’agenda politica, su stimolo di diversi partiti e movimenti politici dopo che il Covid-19 ha allentato un po’ la presa che gli ha permesso di monopolizzare per due anni pieni l’attenzione mediatica.

La retribuzione proporzionata e dignitosa è al centro dell’intervento di Nunzia Catalfo, senatrice pentastellata ed ex Ministro dell’Economia, durante il webinar “Obiettivo Lavoro: da solido a liquido cosa sta cambiando e come intervenire“, promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili (CPNR), presieduta da Luigi Pagliuca.

“Nel nostro Paese – spiega Catalfo – ci sono contratti collettivi siglati con minimi salariali nettamente al di sotto della soglia di povertà. Da tempo stiamo proponendo di individuare i contratti nazionali di riferimento per ciascun settore produttivo con i relativi minimi salariali come unico percorso praticabile eliminando il dumping contrattuale e la concorrenza sleale tra imprese e l’utilizzo dei contratti pirata che impoveriscono le tasche delle famiglie italiane. Bisogna intervenire inserendo una soglia di dignità, frutto di una retribuzione proporzionata e sufficiente a garantire una vita dignitosa a tutti i lavoratori”.

“Sul piano della qualità del lavoro – continua Catalfo – abbiamo elaborato il rafforzamento del fondo nuove competenze, da me istituito, e al piano nazionale da noi proposto che prevede anche la possibilità per le Regioni di stipulare accordi con gli enti di formazione e l’istituzione di poli formativi nell’ottica di rilevare le esigenze del mercato rendendo coerenti i percorsi di formazione con le esigenze delle imprese colmando il miss match che in alcuni settori esiste ancora”.

Perché, in effetti, sarebbe assurdo analizzare le criticità del sistema lavoro Italia senza metterci anche dall’altra parte del tavolo. La situazione di molti lavoratori e dell’intero sistema di assunzioni fanno da contraltare all’appello ormai di lungo corso degli imprenditori di tagliare il cuneo fiscale. Graziano Musella (deputato di Forza Italia in Commissione Lavoro della Camera) ha ribadito durante l’incontro che l’abbattimento del costo del lavoro e del cuneo fiscale “è assolutamente prioritario per il nostro Paese, prediligendo misure che incentivino le imprese non solo a mantenere i livelli occupazionali ma anche a procedere con nuove assunzioni”.

Gli interventi fatti in passato sulle questioni legate al mondo del lavoro, insiste Graziano, in questo momento dovrebbero essere ripensati valutando la possibilità di intervenire sull’economia reale invece di sostenere misure assistenziali come il reddito di cittadinanza. “Serve lavoro più stabile – aggiunge Musella – rispetto alla situazione attuale. La stabilizzazione dei lavoratori dà sicurezza all’economia del Paese, perciò bisogna puntare ad ampliare la disponibilità del mercato del lavoro. Il salario minimo è un elemento aggiuntivo una volta stabilizzato il mondo del lavoro con limiti da stabilire di concerto con le forze sindacali e superando una serie di barriere. Diminuire le tasse a chi assume e alleggerire il carico fiscale in busta paga, sono gli unici provvedimenti in grado di far riparte l’economia”.

Antonio Viscomi, capogruppo del Pd in Commissione Lavoro a Montecitorio, affronta il tema della digitalizzazione a supporto del mercato del lavoro: “Innovazione e occupazione devono necessariamente procedere di pari passo. Non può esserci nuova occupazione senza innovazione. In Italia troppe volte abbiamo scelto di procedere in maniera contraria, riducendo i costi, a partire da quelli sulla sicurezza. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna puntare sulla qualità. Servono sostegni pubblici su innovazione, formazione e sull’aggiornamento delle competenze“.

“Devono cambiare – secondo il dem – anche le regole del lavoro, a partire dalla determinazione dei salari e dei prodotti. Da trent’anni assistiamo alla questione salariale e oggi si parla tanto dei salari minimi. Un termine che a me non piace, preferirei parlare di salari giusti. I successi delle aziende sono costruiti sui lavoratori; è da quest’ottica che dobbiamo ripartire”. Gli fa eco Giorgio Trizzino, deputato di Azione in Commissione Affari sociali: “La nostra società è radicalmente cambiata la trazione economica si è spostata dal concetto di proprietà e stabilità del lavoro al concetto di mobilità delle ricchezze e fluidità del lavoro. Il problema dell’incertezza del lavoro non è determinato solo dall’inesistenza del salario minimo o dall’instabilità del lavoro ma dall’incapacità della società e della politica di creare quel necessario substrato formativo che sia capace di stare al passo con i tempi“.

Le scuole di formazione, secondo Trizzino, sono “anacronistiche” e le università italiane “non abituano i nostri giovani alla nuova tipologia del lavoro che c’è sul mercato”.

Mario Chiappuella, commercialista e revisore dei conti dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Massa Carrara, si fa invece portavoce dei professionisti: “Una progressiva flessibilità del lavoro si sta traducendo in una forte incertezza sui redditi e, di riflesso, sui consumi. In questo quadro l’introduzione nel dibattito politico del tema del salario minimo ha acceso un dibattito aspro tra i fautori dei benefici, dal punto di vista sociale, e quelli che sottolineano la necessità di agire con incentivi alle imprese piuttosto che con misure assistenziali. Nel frattempo, tra i vari effetti della pandemia emerge un dato del tutto nuovo nel mercato del lavoro che ha fatto registrare il tasso di dimissioni più alto degli ultimi 20 anni. Molti lavoratori, specie al Nord, stanno riflettendo sul futuro e sono alla ricerca di lavori che possano conciliare la parte reddituale e la qualità della vita. Sull’altro fronte, assistiamo al paradosso di richieste di lavoro che non trovano risposte nel mercato. Un esempio chiaro che la vera sfida è proprio quella di coniugare salari equi e qualità della vita”.

Le conclusioni dell’incontro webinar sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere di amministrazione della Cassa: “I quattro grandi temi intorno ai quali ruota la questione del lavoro in Italia sono quello salariale, la precarietà che si nasconde dietro una errata interpretazione del concetto di flessibilità, il costo del lavoro con l’eterna discussione della riduzione del cuneo fiscale e il tema della necessità di innovazione e qualità. La crisi occupazionale non si risolve affrontando uno solo di questi problemi. Serve affrontarli tutti insieme, in modo circolare, con quella concretezza che deve essere uno degli obiettivi principali della politica”.

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