Buste paga povere: la soluzione è tagliare il cuneo fiscale con i soldi del Reddito di Cittadinanza?
Contro l'ennesima emergenza, che stavolta si chiama inflazione, torna il vecchio ma mai sopito tormentone. Fatto vero, però, che in Italia il costo del lavoro è esagerato e l'ultimo webinar della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili lo ricorda.
Il più determinato, probabilente, è Alessandro Colucci di Noi con l’Italia che presenta problema e soluzione nella stessa frase: “La strada giusta è quella di convertire le risorse economiche impegnate per il Reddito di Cittadinanza nel taglio del cuneo fiscale“. Il segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati è ospite insieme ad altri del consueto focus organizzato dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. Il tema scelto è esplicativo: “Più soldi in busta paga. Tutti d’accordo sul taglio del cuneo fiscale contro l’inflazione, ma poi chi paga il conto?”. Perché sono anni che si lamenta un eccessivo costo del lavoro in Italia e sono anni che tutti, dai presidenti di Confindustria alle associazioni di categoria, chiedono una minor pressione fiscale allo Stato. Ma in che modo lo Stato può ammortizzare un taglio generale in tale direzione?
Secondo Colucci, spostare i fondi dal Reddito di Cittadinanza al taglio del cuneo fiscale è “una misura che amplierà gli effetti sui mercati generando positività”. “Il premier Draghi – continua – intendeva proprio questo quando parlava di debito buono e debito cattivo. Un euro investito dallo Stato deve produrre una somma maggiore. Il taglio del costo del lavoro è la ricetta per la quale ci batteremo. Il nostro Paese deve tornare a essere credibile e appetibile dalle multinazionali che devono sapere che in Italia trovano dei giovani talenti e delle capacità sulle quali è possibile investire”.
“Ci sono altri modi – continua Colucci, stigmatizzando il Reddito di Cittadinanza – per aiutare chi è in difficoltà. Erogare risorse per non andare a lavorare è un segnale sbagliato. Il ‘Reddito’ sta distraendo i giovani, la nostra forza lavoro del presente e del futuro”.
Opinabile? Forse. Soprattutto per l’eccessiva semplificazione con cui una misura di sostegno di welfare andrebbe a sopperire a una serie di altre voci di bilancio. Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio a Montecitorio, suggerisce allora un’altra ricetta, farina del sacco del suo partito: “Tutti parlano di taglio del cuneo fiscale ma poi nessuno lo vuole realmente. Fratelli d’Italia ha presentato un emendamento al ‘Decreto Aiuti’ per effettuare un primo taglio concreto e aprire il varco ad una riforma vera, ma tutti i partiti di maggioranza hanno votato contro. Nella sostanza non si vogliono prendere responsabilità”.
Il taglio al Reddito di Cittadinanza nella versione Lucaselli è qui presentato in maniera diversa, ma sempre come serbatoio da cui attingere. “Si possono reperire fondi dal reddito di cittadinanza eliminando la misura per chi non ha compiuto ancora trent’anni ed è perfettamente in grado di lavorare. Aspettiamo di vedere la volontà reale del Governo di procedere a questa grande riforma ricordando che gli italiani hanno tra gli stipendi più bassi d’Europa”.
“Il taglio del cuneo fiscale – spiega Lucaselli – è una misura fondamentale se vogliamo far ripartire i consumi in Italia. Con l’inflazione che galoppa all’ 8% e al netto dei provvedimenti del governo su energia e petrolio, quando i costi salgono così tanto difficilmente si può tornare indietro. Le risorse ci sono, non bisogna arrivare alla Legge di Bilancio”.
Si può tagliare il Cuneo senza tagliare il Reddito di Cittadinanza?
Ma ci sono i possibilisti. Davide Zanichelli, ad esempio. L’esponente pentastellato nella Commissione Finanze della Camera difende la misura del suo partito e, invece, sostiene che passi concreti ne sono stati fatti: “Quando abbiamo previsto i famosi 60 euro aumentando la platea, è equivalso ad un taglio del cuneo fiscale. Secondo noi occorre aiutare chi ha i redditi più bassi, ma soprattutto far ripartire la domanda interna e quindi irrobustire quella di beni e servizi, spesso essenziali”.
“L’abbassamento del cuneo fiscale – aggiunge Zanichelli – è anche inserito all’interno degli obiettivi della delega fiscale. Una riforma del fisco nel suo complesso che ha come obiettivo di non innalzare le tasse esistenti e avere una dote finanziaria che servirà a ridurle. Anche con l’introduzione del salario minimo, per dare quella sicurezza alle persone con redditi bassi di poter contare su qualcosa. La differenza tra le diverse forze politiche è come arrivarci. Abbiamo votato in commissione il ‘Decreto Aiuti’ e c’erano alcune proposte provocatorie che chiedevano di ridurre il cuneo dimezzando la dote finanziaria del reddito di cittadinanza, per dare a chi ha poco prendendo da chi non ha nulla. Forse lì sta la differenza, se proprio si deve prendere qualcosa si dovrebbe fare da chi ha di più, non da chi ha di meno”.
Per il deputato di Alternativa in Commissione Bilancio Raffaele Trano: “Tutte le forze politiche sono d’accordo a ridurre il cuneo ma bisogna trovare le risorse”. Le imprese in questo momento, secondo Trano, non hanno questa capacità: “Navigano a vista e tante sono a rischio fallimento. Chiedere a loro ulteriori sforzi per dare di più ai dipendenti non credo sia giusto”. Dove trovare le risorse? Per Trano la soluzione è la spending review: “Partiamo dalla spending review e dai tanti carrozzoni inutili che servono a sistemare politici trombati. Pensiamo ad alcune società partecipate dal MEF che nessuno sa che cosa facciano mentre offrono incarichi senza ritegno. Carrozzoni che potrebbero essere eliminati per liberare risorse ed avviare la riduzione del cuneo fiscale. Siamo fiaccati da due anni di pandemia e bisogna partire dalla riduzione di sprechi e inefficienze che non producono valore per lo Stato”.
“Abbiamo visto – ribadisce Trano – che per il riarmo e per le spese belliche sono subito usciti fuori 14 miliardi di euro. Allora il Governo potrebbe destinare subito 10 miliardi di euro e dare inizio alla riduzione del costo del lavoro offrendo un segnale tangibile ai lavoratori in difficoltà”.
Il punto di vista dei professionisti
Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Mario Chiappuella (commercialista e revisore legale dell’ODCEC di Massa Carrara): “Da tutte le parti sociali si assiste alla richiesta di una forte riduzione del cuneo fiscale per aumentare quanto entra in tasca ai lavoratori. Questa riduzione a prestazioni invariate resta tuttavia di difficile attuazione. Confindustria e partiti chiedono un intervento schock per aumentare la capacità di spesa delle famiglie italiane ma come finanziare questa riduzione per dare di più ai dipendenti? E sullo sfondo aleggia sempre lo spettro di una patrimoniale, misura da sempre invisa a diverse rappresentanze del Parlamento”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della CNPR): “Argomento non semplice quello di ridurre il costo del lavoro favorendo i percettori di reddito di lavoro dipendente, e perché non anche di lavoro autonomo? Ma con un bilancio dello Stato che è strettamente rigido la vedo dura. Il welfare in Italia vale più del 27% della spesa pubblica. Il costo degli interessi sul debito vale un po’ meno del 7%. Questa è una spesa rigida e non modificabile. Come si fa ad intervenire per ridurne il peso? Ho ascoltato diverse ipotesi, anche quella di finanziare la riduzione del cuneo con il gettito del recupero dell’evasione, che si può fare ma non può essere considerata una entrata certa. Quello che è certo è che bisogna migliorare la spesa tagliando quella improduttiva, riducendo il più possibile il costo sociale di una spesa che non è fuori controllo ma è di una rigidità spaventosa”.